Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
Come si sa l’aquila e il gufo sono entrambi uccelli rapaci che vanno in giro l’una di giorno e l’altro di notte per assalire le loro prede.
Un giorno un gufo e un’aquila, che avevano timore l’uno dell’altra, fecero un patto: il gufo non avrebbe mai assalito i figli dell’aquila, e l’aquila non avrebbe mai assalito i figli del gufo.
Giurarono solennemente. Poi il gufo chiese all’aquila:
-Tu conosci i miei figli?-
-Io? no!- rispose l’aquila.
- Ma se non li sai riconoscere, qualora dovessero capitarti tra gli artigli te lei mangeresti di sicuro.
-Se vuoi che non tocchi i tuoi figli- rispose l’aquila –dimmi come sono.
E il gufo, e cominciò a parlare dei suoi figli dicendo che erano bellissimi, e che nessuno poteva superarli in bellezza e grazia:
-Sono così belli- diceva -che se ti capitasse di incontrarli dirai “Ecco sono quelli” . Se terrai bene a mente la mia descrizione
non potrai sbagliare.
Non passò molto tempo che un giorno, mentre il gufo era fuori a cercare cibo per i suoi piccoli, arrivò l’aquila e vide in crepaccio degli uccellacci brutti, goffi e sgraziati.
-Questi- pensò -non sono certo i figli del mio amico gufo. I suoi figli sono uccellini graziosi: questi invece sono i più brutti uccelli che io abbia mai visto. Quando il gufo tornò al suo nido i suoi piccoli non c’erano più: l’aquila se li era mangiati. Il gufo era disperato e ripeteva: - aquila mi hai tradito! Ti sei mangiata i miei figliuoli!!! Ti avevo creduto, avevamo fatto un giuramento!
Ma qualcuno più saggio gli disse: -No, gufo, tu stesso sei la causa delle tue disgrazie. Hai raccontato i tuoi figli come gli uccellini più belli del mondo. Sarebbe stato meglio essere più obbiettivo e non esagerare nel lodare la loro bellezza.
Spesso la menzogna si ritorce contro colui che la dice.
