Drammaturgia musicale di Simon Balestrazzi
Messa in Voce di Gaetano Marino
Torno alle giornate più remote del nostro amore, una marea di muta gratitudine, e disperati baci.
Tutta la mia infanzia è sulle tue ginocchia, spaventata di perderti e perdutamente felice di averti.
Ho compiuto il viaggio che tu non hai compiuto, mia lodoletta, madre fanciulla.
Coraggio di dolce indiziato, invasato e imprudente e cieco amore.
Fui un altro al ritorno, con in volto la maschera della nostra dolcezza.
Una bellezza fonda d’ombre nella fronte pura, e nell’ onda giovane dei capelli, magra negli ossi del mento e degli zigomi, dura nella tenera curva della faccia.
Ah, odiosa mitezza adorabile in te ch’eri davvero bella.
Ricordo i pomeriggi di Bologna: al lavoro cantavi nella casa che non era che un’eco.
Poi tacevi, e volata nell’altra stanza (ah il bruno tuo passo di bambina…) riprendevi a cantare.
E il pomeriggio era silenzio e rapimento.
Tu sai quanto fui puro, quanto amavo una vita troppo bella per me, quanto ero deciso a difendere e amare.
Ma tu di me conosci gli abbandoni.
Nella storia del nostro amore c’è un’ ombra, il rapporto unico, la troppa confidenza che non s’esprime, resta parola, imputridisce.
La purezza perduta.
Il mondo è nell’ombra del tuo tiepido riso di madre giovinetta.
Tu, sola, davi la solitudine a chi, nella tua ombra, provava per il mondo, un troppo grande amore.
Molto bella!
L’ha voluta nel suo “Gesù” e quei pochi attimi sono rimasti impressi negli occhi dello spettatore.
Un vero poeta.
Grazie Marino
Grazie a Pasolini, soprattutto. Tra qualche giorno pubblicheremo “Supplica a mia madre”.