Messa in voce di Gaetano Marino

*contenuti espliciti * #podcast #violenza #schiavitù #povertà #droga #eros
Scritto da El Caracol y Galicaro. Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino. Musiche di Paolo Mereu. Prima stagione. Anna, oltre il silenzio.
Quarta puntata: Dei e demoni
Avventura fantascientifica, ma anche libello contro l’utopia del tempo. Il viaggio in un mondo nuovo pieno di insidie, fatto di miserie spesso estreme, ha inizio. Anna, intrappolata in una città dove tutto è lotta per la sopravvivenza, conoscerà ogni vizio e perdizione, affronterà sadici criminali e scoprirà i rischi della dipendenza da alcool e droga. Oltre la città il silenzio del deserto mostra una moltitudine di schiavi che pare abbiano rinunciato a lottare trascinandosi verso il nulla.
Copertina di Gianluca Floris
contenuti espliciti. #violenza #schiavitù #povertà #droga #eros
Scritto da El Caracol y Galicaro. Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino. Musiche di Paolo Mereu. Prima stagione. Anna, oltre il silenzio.
Seconda puntata: Liberi e non
Avventura fantascientifica, ma anche libello contro l’utopia del tempo. Il viaggio in un mondo nuovo pieno di insidie, fatto di miserie spesso estreme, ha inizio. Anna, intrappolata in una città dove tutto è lotta per la sopravvivenza, conoscerà ogni vizio e perdizione, affronterà sadici criminali e scoprirà i rischi della dipendenza da alcool e droga. Oltre la città il silenzio del deserto mostra una moltitudine di schiavi che pare abbiano rinunciato a lottare trascinandosi verso il nulla.
Copertina di Gianluca Floris
Ispirata da una fiaba giapponese. Scritta e messa in voce da Gaetano Marino. Pubblicata suI libro I DONI DEL VENTO
Messa in voce di Gaetano Marino. Musiche in frammenti di Erik Satie
Dalla raccolta “quo (quo) VERSUS (?)”
Potete acquistare il libro di poesie “quo (quo) VERSUS (?)” su Amazon
Messa in voce di Gaetano Marino. Musiche in frammenti da Erik Satie
Immagine tratta da un arazzo di Anna Maria Baldinu – Ittiri
Il libro è disponibile su Amazon
Una fiaba ispirata da una fiaba norvegese. Scritta e messa in voce da Gaetano Marino. Pubblicata suI libro I DONI DEL VENTO
Fiaba ispirata dalla tradizione popolare. Scritta e messa in voce da Gaetano Marino. Pubblicata suI libro I DONI DEL VENTO
Una fiaba moderna liberamente ispirata da un racconto di Francesca de Carolis. Scritta e messa in voce da Gaetano Marino. Pubblicata suI libro I DONI DEL VENTO
* dai nove anni in su
Scritta e messa in voce da Gaetano Marino. Pubblicata suI libro I DONI DEL VENTO
* Da otto anni in su
Scritta e messa in voce da Gaetano Marino. Pubblicata suI libro I DONI DEL VENTO
* Da otto anni in su
Liberamente ispirata da una fiba dei fratelli Grimm. Scritta e messa in voce da Gaetano Marino. Pubblicata suI libro I DONI DEL VENTO
Dai nove anni in su
Scritta e messa in voce da Gaetano Marino
Dopo che il cielo e la terra furono separati, nove draghi potenti, che vivevano da sempre nel firmamento, venivano spesso a giocare tra le nuvole del cielo dai mille colori. Quando essi si avvicinavano alla terra, ammiravano le montagne, i fiumi, le valli, le foreste, gli animali di ogni specie, mari e laghi. Tutto appariva immerso in un mondo di grande splendore. Venne poi un giorno in cui i nove draghi furono catturati dalla luce di una gemma preziosa che brillava di tante luci. […]
Messa in voce di Gaetano Marino
La Gorgone più conosciuta era Medusa, l’unica mortale delle tre sorelle e loro regina, che, per volere di Persefone, era la custode degli Inferi. Medusa era anche la più bella, tanto bella che fece innamorare Poseidone, il dio del mare. Egli la corteggiò in tutti i modi, tant’era abituato a non sentirsi dire di no, finché riuscì a conquistarla, convincendola ad incontrarsi segretamente con il dio in un piccolo tempio dedicato alla dea Atena. Lì si amarono follemente. Lì cominciò il sogno di Medusa, un sogno che non l’abbandonerà mai più. Lo sguardo luminoso del dio del mare, i suoi baci, i suoi abbracci, le sue parole, la sua forza.
Messa in voce di Gaetano Marino
Come tutte le divinità mitologiche, anche il Sole ebbe un bel po’ di figli e di figlie. Tra questi, uno in particolare gli diede un sacco di problemi: Fetonte, che vuol dire “lo splendente”. Fetonte era ambizioso cocciuto e prepotente. Da un po’ di tempo aveva un’idea fissa, una vera ossessione: voleva a ogni costo prendere il posto del padre alla guida del carro di fuoco.
Messa in voce di Gaetano Marino
C’era una volta una bellissima ninfa che diede alla luce un bambino: il piccolo Narciso. Questo era il suo nome. Egli cresceva accanto a sua madre, dalla quale era amato come pochi al mondo lo sono mai stati. Per lui nulla era troppo bello, troppo delicato o troppo prezioso. Un giorno volendo conoscere il destino del suo adorato figlio la ninfa si recò dall’indovino Tiresia, la cui sapienza era leggendaria: – Mio figlio vivrà fino a una felice vecchiaia? – gli domandò. – Sì – rispose Tiresia – Se non conoscerà se stesso. […]
Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
[…] Bisognava dunque ora procurarsi l’antidoto per l’incantesimo. E tornò indietro. Ma sbagliò strada. Quando s’accorse d’essersi smarrito e non trovava più la via del ritorno, pensò di salire in cima a un albero per passarvi la notte: era quasi notte e le belve feroci lo avrebbero assalito e divorato. Ed ecco, a mezzanotte, un rumore assordante per tutto il bosco. Era un Orco che tornava a casa coi suoi cento cani mastini, che gli latravano dietro. – Oh, ho, ho. Ma che cosa strana, io qua sento odore di carne umana! L’Orco si fermò ai piedi dell’albero, e cominciò ad annusare l’aria proprio come fanno le belve: Oh, ho, ho. Ma che cosa strana, io qua sento odore di carne umana! […]
Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
Una fiaba adottata dallo studio dentistico del dottor Jörg Küster di Quartu Sant’Elena (Cagliari)
Scritto e messo in voce da Gaetano Marino
Parecchio tempo fa, in un lontano passato, tanto remoto che ancora sapeva di vera leggenda, dove gli eroi avevano un grande valore e rispetto, nelle terre del Nord, buie di luce e dominate dal freddo, un giovane guerriero, che si chiamava Beowulf, stava ascoltando, seduto accanto al fuoco, le parole dei grandi saggi, che narravano una storia di sangue appena giunta da un paese lontano. Si parlava del terribile Grendel. Il mostro, che era assai temuto e conosciuto in tutta la Danimarca per la sua ferocia. Un notte irruppe con una violenza mai vista nella sala reale del Grande Cervo del guerriero Rotghar, re di Danimarca. Grendel uccise parecchi guerrieri e massacrò uomini e donne, dilaniando i loro corpi; le pareti della sala reale furono imbrattate di sangue e brandelli di carne umana furono sparsi in ogni dove. Ma non finì lì. Grendel tornava ogni notte. […]
Messa in voce di Gaetano Marino
Drammaturgia musicale di Simon Balestrazzi
Supplica a mia madre.
Dalla raccolta “Poesia in forma di rosa” pubblicata nel 1964.
È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.
Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
Drammaturgia musicale di Simon Balestrazzi
Messa in Voce di Gaetano Marino
Torno alle giornate più remote del nostro amore, una marea di muta gratitudine, e disperati baci.
Tutta la mia infanzia è sulle tue ginocchia, spaventata di perderti e perdutamente felice di averti.
Ho compiuto il viaggio che tu non hai compiuto, mia lodoletta, madre fanciulla.
Coraggio di dolce indiziato, invasato e imprudente e cieco amore.
Fui un altro al ritorno, con in volto la maschera della nostra dolcezza.
Una bellezza fonda d’ombre nella fronte pura, e nell’ onda giovane dei capelli, magra negli ossi del mento e degli zigomi, dura nella tenera curva della faccia.
Ah, odiosa mitezza adorabile in te ch’eri davvero bella.
Ricordo i pomeriggi di Bologna: al lavoro cantavi nella casa che non era che un’eco.
Poi tacevi, e volata nell’altra stanza (ah il bruno tuo passo di bambina…) riprendevi a cantare.
E il pomeriggio era silenzio e rapimento.
Tu sai quanto fui puro, quanto amavo una vita troppo bella per me, quanto ero deciso a difendere e amare.
Ma tu di me conosci gli abbandoni.
Nella storia del nostro amore c’è un’ ombra, il rapporto unico, la troppa confidenza che non s’esprime, resta parola, imputridisce.
La purezza perduta.
Il mondo è nell’ombra del tuo tiepido riso di madre giovinetta.
Tu, sola, davi la solitudine a chi, nella tua ombra, provava per il mondo, un troppo grande amore.
Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
C’era una volta un Re, che amava talmente tanto la caccia che e per essere più libero di andarvi tutti i giorni, non aveva voluto prender moglie. I ministri gli dicevano: – Maestà, il popolo desidera una Regina. E lui rispondeva: – Prenderò moglie l’anno venturo. Passava l’anno, e i ministri da capo: – Maestà, il popolo desidera una Regina.
E lui: – Prenderò moglie l’anno venturo. Ma quest’anno non arrivava mai. […]
Adattament e messa in voce di Gaetano Marino
C’era una volta un Re che aveva una bella bimba.
La Regina era morta di parto, e il Re prese una balia che gli allattasse la piccina.
Un giorno che la bimba ebbe compiuto ter anni, la balia, insieme alla piccina, scese nel giardino reale. La bimba si divertiva e si rotolava sull’erba, all’ombra dei grandi alberi. Sull’ora di mezzogiorno la balia s’addormentò; ma quando si svegliò, non trovò più la Reginotta. Cerca, chiama per tutto il giardino; nulla! La bimba era scomparsa.
Come dirlo al Re?
Messa in voce di Gaetano Marino
C’erano una volta due sorelle che erano rimaste orfane sin dall’infanzia: la maggiore bella quanto il Sole, diritta come un fuso, con una grande chioma di capelli che parevano d’oro; la minore, invece, era così cosiì, né bella né brutta. Restava piccina, magrolina e… zoppina da un piede. Per la sorella maggiore e cattiva, non aveva nome: era semplicemente la zoppina. […]
Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
Si racconta che c’era una volta un povero diavolo, il quale aveva sette figliuoli che avevano fame. Il maggiore contava dieci anni, e l’ultimo appena due. Una sera il babbo se li fece venire tutti dinanzi. – Figliuoli – disse – son due giorni che non gustiamo neppure un gocciolo d’acqua, ed io, dalla disperazione, non so più dove trovar cibo. Sapete che ho pensato? Domani mi farò prestar l’asino dal nostro vicino, gli metterò in groppa le ceste e vi porterò in giro per vendervi. Se avete un po’ di fortuna, qualcuno vi comprerà. […]
Messa in voce di Gaetano Marino
[…] Medea prepara per Giasone un unguento magico che lo proteggerà dal fuoco sputate dai due tori e gli dona un rubino fatato, capace di proteggerlo dai guerrieri della seconda prova. Nonostante Giasone abbia superato le prove, Eeta rifiuta di cedere il Vello d’Oro, allora Giasone, sempre aiutato da Medea, addormenta il drago, messo a guardia del Vello, se ne impadronisce e torna con la nave verso Iolco con Medea. […]
Messa in voce di Gaetano Marino
[…] Medusa era circondata da centinaia e centinaia di uomini che erano diventati statue di pietra per aver fissato lo sguardo su di lei. “Come faccio a ucciderla senza guardarla?” si chiedeva Perseo, preoccupato. Un raggio di sole si rifletté sullo scudo di Atena, e Perseo ebbe un’idea. Si mise lo scudo davanti al viso e volò all’indietro trasportato dai sandali alati. Riuscì cosi a guardare il mostro, riflesso nel metallo lucidissimo. […]
Scritto e messo in voce da Gaetano Marino
La mia parte è compiuta, e adesso tocca a te, Zeus, padre onnipotente, sostenermi. Perciò ti imploro: manda qui uno che possa ricomporre il mio corpo. Ma non uno che odio, ti supplico. Non uno che mi scagli via, appena divenuto carcassa morente, riversa nella polvere, per essere cibo e preda di cani e rapaci.
Chiamo le eterne e oscure vergini. Le ostinate del destino, le Erinni. Vi imploro, o sorelle della notte, datemi conforto e sostegno! Sappiano tutti come mi annientò la mano dei figli di Atreo, miei alleati e presunti amici, Agamennone e Menelao, insieme al loro seguito. Che son infamia su infami, umiliazione verso di me, contro il mio onore.
Ora vedono me cadere suicida, ma altro suicidio li sterminerà, stiano certi, per mezzo dei loro cari.
Adattamento e messa in voce di Gaetno Marino
C’era una volta una donna che faceva la fornaia e aveva una figliuola, che era brutta assai e nera, come un tizzone di carbone. Tant’è che la chiamò Carbonella.
Madre e figliuola campavano infornando il pane, e Carbonella stava sempre lì a lavorare, dalla mattina alla sera, senza riposare quasi mai.
Eppure Carbonella era sempre di buon umore.
Un mucchio di fuliggine, i capelli arruffati, i piedi nudi e sporchi di fango, e con in dosso due stracci che gli cascavano a pezzi; ma le sue risate risuonavano da un capo all’altro della via.
Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
Una fiaba adottata da Freedom LAC
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Scritta da Vanda Taccia, messa in voce di Gaetano Marino
Un Contadino generoso viveva in una casupola non troppo lontano dal suo villaggio. Ogni giorno, da anni, eseguiva la sua routine: si alzava presto, faceva un’abbondante colazione con pane, latte e miele; quello buono delle sue api e quando lo finiva le sue confetture d’agrumi imperavano sul suo tavolo. In paese conoscevano bene i suoi prodotti perché spesso lui li donava. Se andava dal barbiere era pronto il vasetto di mandarini. La sartina, che spesso rammendava i suoi pantaloni, riceveva un barattolo di confettura di mirtilli raccolti con le sue mani. Era un buon uomo, non chiedeva mai nulla per sé e proprio per questo era molto amato e apprezzato dai paesani.
Scritta da Vanda Taccia, messa in voce di Gaetano Marino
Un giorno, una ragnetta assai carina scelse l’angolo buio di un vecchio tavolo, che stava abbandonato in una soffitta, per tessere la propria ragnatela e farsi una casetta solida. Era un angolo lontano dagli sguardi curiosi, dove lei avrebbe potuto mangiare e ammirare la propria bellezza. La bella ragnetta si chiamava Gna Gna, era giovane, svelta e abile nel tessere la propria tela; tanto era capace che i fili luccicavano di meraviglia, ma soprattutto non mancavano mai di catturare le prede.
Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
Un airone aveva dimora da parecchio tempo in uno stagno, finché divenne vecchio, e gli mancò la capacità di procurarsi qualche pesce e sfamarsi. Non gli rimase che trovare con la furbizia un nuovo metodo per trovare da mangiare. Fu così che si rivolse ai pesci dello stagno: “Pesci dello stagno, udite udite quale sventura cadrà su di voi tra qualche giorno: Gli uomini vogliono svuotare lo stagno dalle acque, vogliono prendervi tutti in un solo colpo.” Tutti pesci vennero a galla con gli sguardi terrorizzati. “Ma state tranquilli, – proseguì l’airone – perché io so che al di là di quella collina, si trova uno stagno meraviglioso, e assai più grande di questo.” I pesci si guardarono tra di loro, ma non sapevano che fare. “Io vi aiuterei, amici pesciolini, ma, come sapete io sono anziano e non riesco più a volare come prima.
I pesci allora, assaliti dalla disperazione, iniziarono a supplicare l’airone perché li portasse al di là della collina.
Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
C’era una volta un sarto che aveva tre figliuole, una più bella dell’altra. Sua moglie era morta da un pezzo, e lui si stillava il cervello per riuscire a maritarle. Le ragazze non avevano dote, e senza dote un marito è un po’ difficile da trovarsi.
Un giorno questo povero padre pensò d’andarsene in una pianura e chiamare la Sorte:
– Sorte, o Sorte!
Gli apparve una vecchia, con la rocca e col fuso:
– Perché mi hai tu chiamata?
– Ti ho chiamata per le mie figliuole.
– Portale qui ad una ad una; si sceglieranno la sorte colle loro mani.
Messa in voce di Gaetano Marino
C’era una volta un barbiere che faceva la barba alla povera gente. Scorticava le facce con un vecchio rasoio e vi trinciava braciole di carne di quando in quando. E se gli avventori si lamentavano, egli, che era di umore allegro, rispondeva: “Per un soldino, vi faccio la barba e una braciola; e brontolate? Una braciola costa di più.” Gli avventori ridevano e andavano via contenti, col viso impiastricciato di ragnateli, per stagnare il sangue.
Messa in voce di Gaetano Marino
C’era una volta un mugnaio che aveva due belle figliuole. A una avea dato nome Rota, all’altra Tramoggia.
La gente che andava a macinare, vedendo le due ragazze, domandava:
— Compare, ma quando maritate queste figliuole?
— Quando ci sarà chi le vuole.
— E che dote gli date?
— Dote niente. Rota la regalo, Tramoggia la do per
nulla.
— Furbo siete, mugnaio!
Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
C’era una volta un Re e una Regina che non avevano figliuoli e pregavano i santi, giorno e notte, per ottenerne almeno uno. Intanto consultavano anche i dottori di Corte. – Maestà, fate questo. – Maestà, fate quello. E pillole di qua, e beveroni di là; ma il sospirato figliuolo non arrivava. Una bel giorno ch’era freddino, la Regina s’era messa davanti il palazzo reale per riscaldarsi al sole. Passa una vecchiarella: – Fate la carità! E la regina rispose: – Non ho nulla. La vecchiarella andò via brontolando. – Che cosa ha brontolato? – domandò la Regina. – Maestà, ha detto che un giorno avrete bisogno di lei.
Traduzione di Patrizia Mureddu. Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
In collaborazione con l’Università di Cagliari. Dipartimento di Filologia Letteratura Linguistica
Viaggiatore curioso ed instancabile, Erodoto, lo storico greco, riporta l’ascoltatore dei nostri giorni a confrontarsi con la condizione di scoperta e di magico incanto che accompagnava le sue peregrinazioni per il mondo allora conosciuto di ben duemila e cinquecento anni fa, descrivendo con vivacità usi, costumi, monumenti, animali, piante, leggende, dei numerosi paesi in cui – per un tempo più o meno lungo – si trovò a soggiornare.
La battaglia delle Termopili, il sacrificio di Leonida e i suoi trecento soldati. L’avanzata di Re Serse. La distruzione di Atene. La battaglia di Salamina, il disordine e il destino. Il coraggio e la temerarietà di Artemisia: il consiglio. La disfatta dei Persiani. La fuga e il ritorno in patria di Serse. Il sacrificio dei soldati Persiani. La terribile vendetta dell’eunuco Ermotimo. La battaglia di Platea. Intrighi e ultime vicende alla corte di Re Serse. Rapimenti e vendette.
Traduzione di Patrizia Mureddu. Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
In collaborazione con l’Università di Cagliari. Dipartimento di Filologia Letteratura Linguistica
Viaggiatore curioso ed instancabile, Erodoto, lo storico greco, riporta l’ascoltatore dei nostri giorni a confrontarsi con la condizione di scoperta e di magico incanto che accompagnava le sue peregrinazioni per il mondo allora conosciuto di ben duemila e cinquecento anni fa, descrivendo con vivacità usi, costumi, monumenti, animali, piante, leggende, dei numerosi paesi in cui – per un tempo più o meno lungo – si trovò a soggiornare.
Il popolo immortale dei Geti. Alla conquista degli Sciti, l’ultima battaglia per un coniglio. I Peoni, la rivolta ionica. Traditori di Dario e tradimenti. Chiedere pane e acqua, sottomissione. Si può ingannare un popolo, meglio che un uomo solo. La battaglia di Maratona. Spartani e le mancate battaglie. Il re persiano Serse prosegue la volontà del padre Dario: conquistare la Grecia. Preparazione della spedizione militare dell’esercito Persiano. Costruzione del ponte per attraversare l’Ellesponto (stretto dei Dardanelli): primi fallimenti. La punizione del mare con ferro rovente e catene. La traversata del ponte: La fantastica e visionaria illustrazione degli eserciti alleati.
Traduzione di Patrizia Mureddu. Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
In collaborazione con l’Università di Cagliari. Dipartimento di Filologia Letteratura Linguistica
Viaggiatore curioso ed instancabile, Erodoto, lo storico greco, riporta l’ascoltatore dei nostri giorni a confrontarsi con la condizione di scoperta e di magico incanto che accompagnava le sue peregrinazioni per il mondo allora conosciuto di ben duemila e cinquecento anni fa, descrivendo con vivacità usi, costumi, monumenti, animali, piante, leggende, dei numerosi paesi in cui – per un tempo più o meno lungo – si trovò a soggiornare.
TERZA PUNTATA
Altri re d’Egitto: Rampsinito, il suo immenso tesoro e il ladro scaltro. Cheope e le grandi Piramidi, un popolo in schiavitù, il sacrificio della prima figlia. Micerino, il defunto in pegno, la preziosa e amata figliuola. Altri re d’Egitto. Persiani e la sconfitta dei Magi. Come Dario diventò re dei Persiani. L’immenso regno di Dario. Gli indiani, usi e costumi. I mangiatori d’uomini. I primi vegani della storia. Le formiche giganti e la caccia all’oro. L’Arabia e le sue straordinarie ricchezze: l’incenso e le spezie. Strane lucertole volanti. Come i cuccioli d’animali vendicano i loro padri. Sciti, sacrifici e usanze guerriere. La concia della pelle umana. Le tombe dei re Sciti, la sepoltura e la purificazione.
Traduzione di Patrizia Mureddu. Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
In collaborazione con l’Università di Cagliari. Dipartimento di Filologia Letteratura Linguistica
Viaggiatore curioso ed instancabile, Erodoto, lo storico greco, riporta l’ascoltatore dei nostri giorni a confrontarsi con la condizione di scoperta e di magico incanto che accompagnava le sue peregrinazioni per il mondo allora conosciuto di ben duemila e cinquecento anni fa, descrivendo con vivacità usi, costumi, monumenti, animali, piante, leggende, dei numerosi paesi in cui – per un tempo più o meno lungo – si trovò a soggiornare.
SECONDA PUNTATA
Il popolo Egiziano. Origini ed esperimenti d’antropologia sul popolo più antico della terra. Usi e costumi. Il mistero del dio fiume Nilo, la sua origine e le sue vicende al cospetto del Sole. Le imbarazzanti teorie di una terra presumibilmente rotonda. Il mondo degli animali sacri, la comparsa della misterioso uccello della fenice e il suo lungo viaggio per la sepoltura del padre.
Egitto, l’arte del desinare e della medicina. Le usanze funebri. L’arte dell’imbalsamazione, le sue tecniche e le differenti categorie sociali, precauzioni. Altri re egiziani: Sesostri e la fuga dal fuoco; Ferone il re cieco e il presagio d’una moglie infedele. La vera storia del rapimento di Elena.
Traduzione di Patrizia Mureddu. Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
In collaborazione con l’Università di Cagliari. Dipartimento di Filologia Letteratura Linguistica
Viaggiatore curioso ed instancabile, Erodoto, lo storico greco, riporta l’ascoltatore dei nostri giorni a confrontarsi con la condizione di scoperta e di magico incanto che accompagnava le sue peregrinazioni per il mondo allora conosciuto di ben duemila e cinquecento anni fa, descrivendo con vivacità usi, costumi, monumenti, animali, piante, leggende, dei numerosi paesi in cui – per un tempo più o meno lungo – si trovò a soggiornare.
PRIMA PUNTATA
Perché Greci e Persiani si fecero guerra – Lidi, Gige e il Re Candaule – Persiani e Assiri, usi e costumi, – L’incredibile leggenda del Re Ciro e di suo nonno Astiage. Alla scoperta delle meraviglie di Babilonia, usi e costumi. Il popolo dei massageti e la regina Tomiri. Il terribile destino di Ciro che non volle ascoltare i consigli della regina dei Massageti.
Frammenti per voce e musica tratti da De rerum Natura.
Traduzione di Alessandro Marchetti. Adattamento, drammaturgia del suono e messa in voce di Gaetano Marino
Musiche di Simon Balestrazzi – TAC
“Avidamente congiungono petto a petto e bocca a bocca, e mordendosi il volto ansano indarno, poichè limar nulla possono, nè penetrar con tutto il corpo il corpo, come par che tal volta abbian talento, sì desiosamente avvolti, stan coi lacci venerei, finché, lasciati per soverchio piacer, si dissolvono i membri.”
Dalla letteratura francese del XII-XIII secolo e dintorni
In collaborazione con l’Università di Cagliari, Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, nell’ambito di un progetto di ricerca scientifica a cura del professor Maurizio Virdis, docente di Filologia e Linguistica Romanza
Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
Presentazione
Un cavaliere, “divo” dei tornei, con un passato di idolo ambito del gentil sesso e di tombeur de femmes, si innamora alfine di vero amore per una dama, sposata, che in pratica egli neppure conosce. Da lei si reca per corteggiarla e richiederla d’amore. Ma parlare di vero amore non è così semplice come quando si tenta un’effimera avventura galante: la dama non gli crede, le parole da sole non bastano. Sarà un gesto arguto e gentile del cavaliere, ormai quasi rassegnato, a risolvere la situazione e a ottenere l’amore della dama.
Dalla letteratura francese del XII-XIII secolo e dintorni
In collaborazione con l’Università di Cagliari, Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, nell’ambito di un progetto di ricerca scientifica a cura del professor Maurizio Virdis, docente di Filologia e Linguistica Romanza. Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
Presentazione
Figlio di un vassallo fedele al re di Bretagna, Guigemar è un cavaliere coraggioso e saggio. Un giorno, durante una battuta di caccia nel mezzo di un bosco, ferisce mortalmente una cerva bianca, ma il caso volle che la freccia ferisse, di rimando, sotto la coscia e gravemente pure lui. Prima di morire la cerva parla al Cavaliere e gli predice una possibilità di salvezza: la ferita potrà guarire solo da una donna che soffrirà per amore di lui, e lui soffrirà tanto per lei. Guigemar vaga per la foresta finché non troverà un fiume e una nave riccamente decorata, ma senza equipaggio.
Traduzione di Patrizia Mureddu. Messa in voce di Gaetano Marino
Avevano già intuito, sognato, presagito e scritto ogni soffrire dell’animo folle. Desiderato quel che ognuno dimentica nei rinnovati rimpianti, mentre sono andati via parecchi e parecchi anni; mai nessuno ha avuto tanto dalle muse. Noi possiamo solo restare basiti ed epigoni.
Traduzione di Patrizia Mureddu. Messa in voce di Gaetano Marino
Università di Cagliari – Facoltà di Studi Umanistici – Dipartimento di Filologia Letteratura Linguistica
I tre brani, accomunati dal tema della presenza femminile e dell’amore, intendono mettere a confronto due modi diversi di intendere il mito e la stessa poesia: alla semplice ed arcana bellezza del mondo evocato da Omero si contrappongono le studiate scelte espressive e narrative dei due poeti-filologi alessandrini, che giocano con il modello, evocandolo o rovesciandolo.
La traduzione in endecasillabi sciolti, che vuole dare conto della dimensione fortemente poetica degli originali, cerca di fare transitare nel testo italiano alcune caratteristiche stilistiche (uso della ripetizione formulare nel testo omerico; arte allusiva e divertito distacco in Apollonio e Teocrito) dei testi di partenza.
1) Omero Iliade XIV -l’inganno di Era – vv.153-360
2) Apollonio Rodio Argonautiche libro III – l’inganno di Afrodite – vv.1-160
3) Teocrito Il Ciclope innamorato
Traduzione di Patrizia Mureddu. Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
In collaborazione con l’Università di Cagliari – Facoltà di Studi Umanistici – Dipartimento di Filologia Letteratura Linguistica
La storia ricorda molti tribunali messi in piedi per impedire ad un cervello di pensare, o di insegnare a pensare. Nell’Atene del quattrocento avanti Cristo, quel tribunale decretò la condanna a morte di Socrate – garantendogli di fatto una fama immortale, e la capacità di trasmettere il suo insegnamento di generazione in generazione, fino ai nostri giorni.
Traduzione di Patrizia Mureddu. Messa in voce e drammaturgia del suono di Gaetano Marino.
In collaborazione con l’Università di Cagliari, Dipartimento di Filologia Letteratura Linguistica
L’Iliade racconta di un evento reale, la guerra di Troia, che si concluderà con la distruzione della città per opera di una confederazione di popoli greci, forse l’ultima grande impresa prima della fine dei regni micenei, databile intorno al 1100 a.C. Sicuramente, in quegli anni non esistevano un alfabeto o dei materiali scrittori adeguati per registrare un testo poetico così lungo e complesso: per molto tempo, perciò, i fatti che diventeranno il nucleo del poema – tra i quali dovette avere un posto importante l’episodio cruciale dello scontro tra i ‘campioni’ dei due eserciti nemici, Achille ed Ettore – vennero raccontati e tramandati oralmente. Nel corso di questo processo di elaborazione, durato almeno tre secoli, si deve collocare l’attività di quel grande aedo di nome Omero che fu, secondo gli antichi, l’autore dei due grandi poemi.
Radici tanto oscure e remote nel tempo spiegano perché il mondo che essi raccontano (e lo stesso modo di raccontarlo) ci può apparire estraneo, misterioso, duro. Ma proprio in questa diversità risiede gran parte del fascino di queste opere straordinarie, che hanno finito per rappresentare il principio ed il fondamento di tutta la nostra storia letteraria.
Ragionar d’amore nel Simposio di Platone, traduzione di Patrizia Mureddu, lettura teatrale a cura di Gaetano Marino
Università di Cagliari – Facoltà di Studi Umanistici. Dipartimento di Filologia Letteratura Linguistica
Nella Grecia arcaica e classica il simposio era un momento importante di incontro tra gli esponenti di uno stesso gruppo sociale e politico: nel bere assieme si rinsaldavano i legami di amicizia e di partito, si componevano liriche o si cantavano i poeti più celebri, si conversava, si scherzava, si amoreggiava.
Platone ci descrive un simposio di stampo tradizionale, ma reso unico dalla presenza di Socrate. L’ambientazione è a casa del giovane tragediografo Agatone, che ha conseguito il giorno prima la vittoria al festival teatrale delle Dionisie, e completa i festeggiamenti pubblici con una cena tra pochi intimi, di cui Socrate sarà l’ospite d’onore.
L’intrattenimento raffinato di questa serata d’eccezione sarà costituito da una serie di encomi su Amore: a turno, tutti i commensali si cimenteranno in un discorso di lode, fino a che Socrate, riferendo l’insegnamento ricevuto dalla sacerdotessa Diotima, raggiungerà le vette più alte del lirismo e della filosofia. Ma Platone si diverte a rappresentarci uno per uno tutti i personaggi presenti (il giovane Fedro, il politico Pausania, il medico Erissimaco, il poeta comico Aristofane, lo stesso Agatone) riproducendone attraverso il modo di parlare il carattere e la posizione sociale.
Tutto si svolge con le regole della più elegante buona educazione, finché sulla scena irrompe Alcibiade ubriaco…
Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
C’era una volta un calzolaio ridotto, dalle disgrazie, in povertà. Aveva preso moglie tardi. Rimasto vedovo, con una creaturina appena spoppata su le braccia, era stato costretto a prendere una donna che badasse all’orfanella e alle poche faccende che occorrevano in casa.
La mattina, di buon’ora, egli andava in giro in cerca di scarpe vecchie da rabberciare; e appena rientrato, si metteva al lavoro.
Aveva comprato alla bambina un bel seggiolino perché imparasse a camminare. La voleva sorvegliare, davanti a l’uscio; ma quando la donna non poteva sorvegliarla, per precauzione egli legava il seggiolino con una cordicella a un piede del tavolinetto da lavoro, e così stava tranquillo.
Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
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Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino
C’era una volta un Re che andava sempre a piedi perché aveva paura dei cavalli.
Messa in voce di Gaetano Marino
C’era una volta un Re che aveva un vocione così grosso e forte, che poteva essere udito benissimo fino a dieci miglia lontano. Quando parlava, pareva tuonasse; e per ciò gli avevano appiccicato il nomignolo di re Tuono.
I Ministri e le persone di corte, dovendo praticare con lui tutti i giorni, diventavano sordi in poco tempo; ed era una disperazione. La povera gente che andava a chiedere giustizia ci rimetteva un polmone per farsi sentire, e spesso spesso non ci riusciva. Gli affari correvano a rotta di collo; la gente non ne poteva più.
Ma, come dire al Re:
— Maestà, siete voi che fate sordi i Ministri.
Messa in voce di Gaetano Marino
Moltissimo tempo fa, in un piccolo paese della Bretagna, la giovane Arnaude conduceva un’esistenza felice in compagnia dei suoi genitori.
In una notte di tempesta, una nave che passava di lì fu travolta dalle onde del mare e andò a conficcarsi sulle rocce della costa proprio nel punto in cui sorgeva l’abitazione della fanciulla. I suoi genitori videro con preoccupazione arrivare nella loro casa uomini di cui non conoscevano neanche la lingua, ma si tranquillizzarono non appena arrivò il capo dei naufraghi, il sultano d’Atlantide, che chiese loro ospitalità.
Messa in voce di Gaetano Marino
C’era una volta un pescatore che vivacchiava alla meglio con il raccolto della sua pesca. Partiva in barca la sera, stava a pescare tutta la nottata, e la mattina dopo all’alba era di ritorno. Quando aveva fatto una buona retata, scorgendo da lontano la moglie che lo attendeva, ansiosa, alla spiaggia, le faceva segno di rallegrarsi, agitando per aria il berretto.
Messa in voce di Gaetano Marino
C’era una volta un vecchio artigiano che faceva trottole d’ogni forma e d’ogni grandezza.
Quand’era la stagione delle trottole, i ragazzi si affollavano nella sua bottega:
— Artigiano, artigiano, mi fate una trottola?
— Piccola o grande? Piatta o col cocuzzolo?
Secondo che la volessero piccola o grande, piatta o col cocuzzolo, egli adattava subito un pezzetto di legno al suo tornio, e con un piede sul pedale e in mano lo scalpello, si metteva a lavorare lesto lesto, brontolando:
— Trottolina, piatta piatta, Gira gira e fa la matta!
Oppure:
— Trottolone fatto a pera, Gira gira fino a sera!
Messa in voce di Gaetano Marino
C’era una volta un Re che aveva due figli, uno buono e l’altro cattivo. Quello buono era il Reuccio, che alla morte del padre doveva essere Re.
La cosa non garbava al fratello cattivo, che pensò di disfarsi del fratello buono per diventare lui Re. Un giorno gli disse:
— Fratello caro, andiamo a caccia?
E andarono. Arrivati in mezzo a un bosco fitto fitto, lontani dalle persone del séguito, il fratello cattivo cavò fuori la spada e assalì il fratello buono. Il fratello cattivo credendo di aver ucciso il fratello buono, coprì il suo corpo insanguinato con erbacce e rami, e tornò indietro.
Messa in voce di Gaetano Marino
C’era una volta un pover’uomo, che aveva fatto tutti i mestieri, ma non ce n’era uno che gli fosse riuscito bene. Un giorno gli venne l’idea di andare in giro per il mondo, a raccontare fiabe ai bambini. Gli pareva un mestiere facile e con il quale ci si poteva pure divertire. Perciò si mise in viaggio, e quando giunse nella prima città, cominciò a gridare per le vie:
Messa in voce di Gaetano Marino
C’era una volta un Re, che non viveva più tranquillo, dal giorno in cui una vecchia indovina gli aveva detto:
Messa in voce di Gaetano Marino
C’era una volta un contadino che aveva un campicello tutto pietroso, e largo quanto il palmo di una mano. Vi stava un pagliaio ed egli viveva lì tutto l’anno: zappando, seminando, sarchiando, e raccogliendo i frutti del suo lavoro.
Nelle ore di riposo levava di tasca un zufolo e, tì, tìriti, tì, si divertiva a fare una sonatina, sempre la stessa; poi riprendeva il lavoro.
Intanto quel campicello sassoso gli fruttava più di un podere. Se i vicini raccoglievano, diciamo, per venti, lui raccoglieva per cento. I vicini si rodevano il fegato dall’invidia.
Un racconto di Pier Paola Nonnis. Messa in voce di Gaetano Marino
Si raccontava dal tempo senza inizio la leggenda della principessa Airela e del lago che aveva preso il suo nome; e poi in tempi più recenti si parlava di un medico di nome Jan che viveva in una capanna nei pressi del lago.
Un giorno Jan si era specchiato nelle acque del lago e da allora le sue visite erano divenute frequenti, tanto frequenti da fargli dimenticare la sua casa in città e il lavoro che gli dava lustro e ricchezza.
Si costruì una capanna e divenne il medico dei pescatori del lago. […]
Messa in voce di Gaetano Marino
C’era una volta un Re e una Regina, che avevano appena avuto una figlia. Bella e forte come il sole. Insuperbita di questa figliolina così bella, spesso diceva:
Messa in voce di Gaetano Marino
C’era una volta un Re e una Regina. La Regina era incinta.
Un giorno passò una di quelle zingare che van dicendo la buona ventura, e il Re la fece chiamare:
Messa in voce di Gaetano Marino
(da 11 anni in su)
La donna-lupa tornò a casa e infilò la porta. Il marito spaventato, cominciò a tirarle addosso qualsiasi cosa trovasse per le mani: sedie, stivali, pentole, tavoli, ferri da stiro e fornelli; poi, afferra un bastone grosso di ginepro, e giù colpi da orbo.
“Oh… Sono io, marito mio! Sono io, marito mio!”
Credeva di parlare la donna malvagia, e invece abbaiava, ululava, ringhiava. Proprio come fanno i lupi. Colui, che la vedeva in forma di lupa con tanto di bocca spalancata, aveva paura d’essere sbranato; e perciò dava botte che rompevano le ossa.
Messa in voce di Gaetano Marino
C’era una volta un contadino che dietro la sua casetta aveva un piccolo orto. Vi coltivava cavoli, lattughe, sedani e cipolle. Sua moglie lavorava quanto lui. Filava, tesseva, cuciva. E di quel che tutt’e due guadagnavano non spendevano neppur la metà. Pensavano all’avvenire della loro unica figliola che cresceva bella e buona e aveva sette anni. La bambina passava molte ore della giornata nell’orto dove, in un cantuccio, coltivava dei fiori. Un giorno, mentre la bambina parlava col babbo o con la mamma, le parve di sentirsi chiamare dall’orto. […]